Ambientalismo
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Per ambientalismo (o ecologismo) si intende l’ideologia e l’insieme delle iniziative politiche finalizzate alla tutela e al miglioramento dell’ambiente naturale. Sotto la dizione di movimenti ambientalisti o ecologisti si annoverano anche i movimenti sociali che operano a tale fine.
Storia
Varie figure di scienziati attenti al rapporto uomo-natura possono essere considerati precursori della sensibilità e del movimento ambientalisti: fra gli italiani, uno piuttosto noto è il naturalista forlivese Pietro Zangheri[senza fonte].
Sulla spinta degli effetti inquinanti dello sviluppo industriale nacquero negli anni sessanta i primi dibattiti politici. Nel 1962 Rachel Carson pubblicò il libro Silent Spring (Primavera silenziosa) che criticava l’uso indiscriminato che si faceva allora dei fitofarmaci, destò notevoli polemiche e interesse fra la gente comune, e stimolò il nascere di una legislazione – fino ad allora assente – orientata alla tutela dell’ambiente.[2]
I primi movimenti ecologisti cominciarono ad organizzarsi politicamente negli anni settanta.[senza fonte] Il primo Partito verde della storia nacque in Australia nel 1972, precisamente in Tasmania, era il “Gruppo Tasmania Unita” (United Tasmania Group, U.T.G.) mentre in Europa il primo partito ambientalista fu fondato in Gran Bretagna nel 1973 (dapprima nominato PEOPLE Party, poi Ecology Party ed infine Green party).
La coscienza ecologista ricevette una spinta propulsiva dopo la pubblicazione, nel 1972, del Rapporto sui limiti dello sviluppo a cura del Club di Roma che prediceva pessime conseguenze sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana a causa della crescita della popolazione mondiale e dello sfruttamento di risorse correlato.[3]
Anche all’interno delle chiese cristiane questa coscienza ha trovato terreno fertile: i temi ambientali, coniugati in termini di custodia del creato, sono stati al centro del processo di riconciliazione ecumenica tra le diverse confessioni fin dall’Assembela Ecumenica di Vancouver del 1983[4].
Il colore più usato dai movimenti ecologisti è il verde, che fu utilizzato dai “Grünen” (il partito dei verdi tedesco nato negli anni ottanta).
In Italia il partito dei Verdi fece la sua comparsa nel 1985 andando poi a costituire la Federazione dei Verdi fino alle elezioni 2008 dove finiva fuori dal Parlamento, in coalizione con altre forze politiche; con le elezioni 2013 il Movimento 5 stelle rimaneva come unica rappresentanza politica dell’ambientalismo, nonostante ambientalisti dichiarati siano presenti in altre formazioni (come il Partito Democratico e Sinistra Italiana).
Nello stesso periodo, la legge n. 349/86 attribuiva alle
associazioni ecologiste riconosciute in via generale la legittimazione
processuale nel procedimento
amministrativo, senza distinguere tra le varie articolazioni.
Alcuni militanti ambientalisti sono stati eletti in Parlamento, ad
esempio Gianfranco Amendola,
i presidenti del WWF Italia Fulco Pratesi e Grazia Francescato,
il presidente di Legambiente Ermete Realacci.
Gli sforzi dei movimenti ecologisti hanno portato a grandi risultati nelle politiche ambientali, come la creazione dell’Ufficio Europeo dell’Ambiente, lo sviluppo e l’applicazione di norme sulla protezione ambientale, lo sviluppo di aree protette, o l’introduzione di sistemi di tassazione dei rifiuti o emissioni basato sulla quantità effettivamente prodotta (ad esempio la carbon tax). Da ricordare, inoltre, che con le pressioni degli ambientalisti e del mondo scientifico sono stati adottati a livello mondiale due importanti protocolli: quello di Montréal per la protezione dello strato di Ozono e quello di Kyoto per combattere il riscaldamento globale.
L’ecologismo oggi
Ormai molti governi del mondo occidentale ammettono l’importanza dei temi ambientali, l’utilità di strategie economiche sostenibili e rispettose dell’ambiente.
Tuttavia i problemi che la nostra epoca ci pone (il riscaldamento globale, lo sviluppo demografico, la carenza di risorse energetiche, l’instabilità e l’incertezza socio-economica, lo sviluppo incontrollato di Cina, India e Brasile) sono molto complessi e controversi.
Contributi utili alla discussione sulla valenza della difesa dall’ambiente stanno giungendo anche da settori della società che fino a poco tempo fa non consideravano questo aspetto, come i grandi fondi d’assicurazione statunitensi, la Banca Mondiale, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e recentemente anche il governo inglese, che ha prodotto il rapporto Stern nel quale si sostiene la necessità di spendere ingenti quote di PIL per evitare dissesti finanziari dovuti alle emergenze ambientali.[5]
Descrizione
La crescita del movimento è stato stimolato da un riconoscimento diffuso di una grave crisi ecologica del nostro pianeta. La sua storia ha eseguito insieme ad una presa di coscienza sull’ambiente che hanno raggiunto la coscienza popolare. Dal Movimento per la conservazione della natura, venutosi a formare all’inizio del XX secolo, al nascere delle preoccupazione negli anni sessanta sull’uso dei fitofarmaci chimici, il movimento ecologista è nato con il libro Primavera silenziosa di Rachel Carson. Negli anni ha sollevato importanti tematiche quali la proliferazione delle armi nucleari e l’uso dell’energia nucleare negli anni Sessanta e settanta, le piogge acide negli anni ottanta, il buco nell’ozono e la deforestazione negli anni novanta e adesso il cambiamento climatico e il riscaldamento globale.
Il movimento ecologista si è evoluto e ramificato. Vi sono forze politiche riconoscibili inizialmente nella Federazione dei Verdi in parte poi confluita in Sinistra Ecologia e Libertà a sua volta confluita in Sinistra Italiana, da Rifondazione Comunista, da qualche singolo politico del Partito Democratico e più strutturalmente dal Movimento 5 stelle. Altre associazioni che seguono un’azione diretta contro la distruzione dell’ambiente globale come per esempio Greenpeace e Legambiente non che il movimento giovanile Fridays for Future. Le opinioni su persone, comportamenti, eventi legati alla politica uno stile di vita e le implicazioni della scienza dell’ecologia e l’idea della natura come un valore. “Movimento ecologista” è un termine generico per i diversi gruppi, ideologie e atteggiamenti.
I temi principali toccati dall’ambientalismo sono:
- la conservazione della Natura e degli equilibri ambientali
- l’inquinamento
- la protezione della fauna selvatica
- gli ecosistemi e le aree protette
- la politica di gestione dei rifiuti
- la produzione agricola biologica
- la gestione delle risorse energetiche (con
particolare interesse alle fonti
alternative di energia e alle rinnovabili) - l’efficientamento
energetico - altri ideali di sviluppo (consumo critico, sviluppo sostenibile e decrescita)
- i mutamenti climatici
- la pace
Definizioni amministrative e normative
Secondo il Glossario dinamico ISPRA-CATAP, per conservazione si intende il complesso di azioni effettuate per mantenere o ripristinare oggetti a cui si attribuisce valore. Prioritarie sono la conservazione della natura, del patrimonio culturale, delle qualità dell’ambiente di vita.
Dir. 92/43/CEE modificata da Dir. 97/62/CE e dal Reg. (CE) n. 1882/2003 e dalla Dir. 2006/105/CE art. 1 a)
Un complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche in uno stato soddisfacente ai sensi delle lettere e) e i).
A seguito di un referendum costituzionale il 28 settembre 2008, l’Ecuador è stato il primo Paese al mondo a inserire nella propria Costituzione un testo che riconosce il diritto della natura come portatrice di soggettività giuridica[senza fonte]: “la natura ha il diritto di esistere, persistere, mantenersi, rigenerarsi attraverso i propri cicli vitali, la propria struttura, le proprie funzioni e i propri processi evolutivi”. La Bolivia (Titolo V, artt. 33 e 34) ha inserito in Costituzione il diritto dei cittadini ad un ambiente salubre, protetto, e equilibrato in cui vivere e riprodursi anche per le prossime generazioni, diritto ad agire in giudizio individualmente o collettivamente per tutelare l’ambiente.
Naturalismo (letteratura)
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Il naturalismo è un periodo storico che nasce in Francia nella seconda metà dell’Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati nelle scienze naturali.
Esso riflette in letteratura l’influenza della
generale diffusione del pensiero scientifico, che basa la conoscenza
sull’osservazione, sulla sperimentazione e sulla verifica.
Lo scrittore cerca di esprimere la realtà nel modo più oggettivo ed impersonale
possibile, lasciando alle cose e ai fatti stessi narrati, la descrizione del
compito di denunciare lo stato della situazione sociale, evidenziando il
degrado e le ingiustizie della società. Gli scrittori naturalisti abbandonano la
scelta narrativa del narratore onnisciente, che sa tutto dei personaggi e che
racconta la storia in terza persona, comune nel romanzo realista, sostituendola
con una voce narrante che assiste ai fenomeni descritti, così come accadono.
A Taine, filosofo, storico e critico letterario francese, risale la classificazione dei tre fattori che lo scrittore naturalista deve considerare raccontando una vicenda e rappresentando i suoi personaggi: l’ereditarietà, l’ambiente sociale e l’epoca storica (determinismo). I principali due scrittori del naturalismo sono Émile Zola che rappresenta nelle sue opere il proletariato industriale e Guy de Maupassant che scrive novelle i cui protagonisti sono contadini, modesti impiegati, donne di piacere e militari.
I fondamenti teorici del naturalismo
Il naturalismo si opponeva all’ideologia spiritualistica del periodo romantico per basarsi sulle premesse deterministiche che stavano alla base e l’attenzione dei naturalisti veniva posta su quell’aspetto meccanicistico della società che sovrastava l’uomo degradandolo e causandogli ogni male.
Il critico e storico positivista Hippolyte Taine è considerato il primo teorico del naturalismo sia per l’uso del termine stesso, che venne da lui usato in un saggio dedicato a Honoré de Balzac e pubblicato sul “Journal des débats” nell’anno 1858, sia per aver affermato il concetto che anche in letteratura sia possibile trattare la realtà e pertanto la psicologia umana con la medesima rigorosità utilizzata dal metodo scientifico[1].
L’uomo, sosteneva Taine, è il risultato di tre elementi, “race, milieu, moment“, che corrispondono al fattore ereditario, all’ambiente sociale, al momento storico che “lo determinano nei suoi tratti psicologici e ne generano il comportamento, sicché anche la virtù e il vizio non sono che corpi compositi, scindibili, come lo zucchero e il vetriolo, negli elementi semplici che li costituiscono”[2].
Honoré de Balzac
Honoré de Balzac, precursore del naturalismo francese, nel 1842, già nella prefazione al suo ciclo narrativo “La Comédie humaine”, nello stabilire i canoni delle future tendenze realiste, aveva scritto che “… il romanziere deve ispirarsi alla vita contemporanea, studiando l’uomo quale appare nella società e aveva rappresentato la società capitalistica, con un nuovo interesse per il fattore economico, di cui aveva messo in rilievo l’importanza predominante nei rapporti fra gli uomini, tenendosi vicino anche nel linguaggio e nello stile alla realtà del mondo rappresentato”[3]. Pertanto, aggiunge il Pazzaglia[4], “Procedendo su questa linea e rafforzandola con le idee positivistiche, il naturalismo si era proposto uno studio scientifico della società e della psicologia dell’uomo, rigettando ogni idealismo e studiando di preferenza i ceti più umili, che, per le loro reazioni psicologiche elementari, meglio sembravano prestarsi a un’analisi scientifica oggettiva”.
Gustave Flaubert
Lo scrittore che i naturalisti indicheranno come loro maestro sarà Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary (1857), per la sua teoria dell’impersonalità che fa largo uso del “discorso indiretto libero“. Flaubert, con i suoi romanzi, aveva impresso una svolta radicale alla tradizione del realismo romantico. Nel 1857, a proposito della sua teoria dell’impersonalità, scriverà: “L’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai. E poi l’Arte deve innalzarsi al di sopra dei sentimenti personali e delle suscettibilità nervose. È ormai tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la precisione delle scienze fisiche”. Flaubert porta in letteratura un sarcasmo che investe tutte le strutture tradizionali della società perbenista e ipocrita.
Émile Zola
Al metodo di Flaubert si rifà la scuola naturalistica di Émile Zola che, come scrive De Sanctis[5], è “L’artista di questa scuola. È lui, che, pur combattendo ogni tendenza convenzionale dell’arte, e atteggiandosi a novatore, ripiglia le tradizioni, e non distrugge, ma compie il romanzo psicologico e storico assorbendolo e realizzandolo ancor più nel suo romanzo fisiologico… il suo romanzo è dunque uno studio più acuto e più compiuto dell’uomo, a base fisiologica”.
Se la critica tradizionale aveva fatto una precisa distinzione tra Zola come romanziere e Zola come teorizzatore, oggi gli studiosi, nel rivalutare il lavoro critico e teorico dello scrittore hanno saputo dimostrare che fra la parte programmatica e quella artistica vi è una forte connessione.
Nel saggio su Il romanzo sperimentale (“Le roman expérimental“) che raccoglie gli scritti teorici di Zola pubblicato nel 1880 e che viene considerato l’unico Manifesto del naturalismo, egli definisce il romanzo “una conseguenza dell’evoluzione scientifica del secolo; esso è, in una parola, la letteratura della nostra età scientifica, come la letteratura classica e romantica corrispondeva a un’età di scolastica e di teologia” e aggiunge che “Il romanziere muove alla ricerca di una verità… È innegabile che il romanzo naturalista, quale ora lo intendiamo, sia un vero e proprio esperimento che il romanziere compie sull’uomo, con l’aiuto dell’osservatore”[6]. Nel Saggio di apertura di quest’opera troviamo il programma letterario dello scrittore che, in sintesi, conferisce una serie di regole che caratterizzano un romanziere:Il romanziere deve far proprio il metodo sperimentale e deve applicarlo ai fenomeni della società, deve poi scrutare scrupolosamente i personaggi principali dei racconti e collocarli in contesti ambientali precisi. Infine un romanziere, deve rispettare i canoni dell’impersonalità secondo cui nei romanzi, non devono trasparire i sentimenti dello scrittore, che deve tenersi fuori dal racconto.
I fratelli Goncourt
Tra gli esponenti del naturalismo vanno considerati i fratelli Edmond de Goncourt e Jules de Goncourt autori del romanzo Le due vite di Germinie Lacerteux pubblicato nel 1865 che si ispirava ad una vicenda vissuta e che venne classificato come il primo esempio di romanzo-documento e di romanzo vero. Nella prefazione alla prima edizione gli autori, rivolgendosi ad un ipotetico pubblico abituato ai romanzi falsi, scrivono “… questo è un romanzo vero… Ed ora questo libro venga pure calunniato: poco importa. Oggi che il Romanzo si allarga e ingrandisce, e comincia ad essere la grande forma seria, appassionata, viva, dello studio letterario e della ricerca sociale, oggi che esso diventa, attraverso l’analisi e la ricerca psicologica, la Storia morale contemporanea, oggi che il Romanzo s’è imposto gli studi e i compiti della scienza, può rivendicarne la libertà e l’indipendenza. Ricerchi dunque l’Arte e la Verità; mostri miserie tali da imprimersi nella memoria dei benestanti di Parigi; faccia vedere alla gente della buona società… la sofferenza umana, presente e viva“[7].
La poetica naturalista
La poetica naturalistica deriva dalla concezione deterministica della vita e dell’uomo e il romanzo non è altro che una piccola parte di vita analizzata con il metodo delle scienze sia naturali che sociologiche.
I principi della teoria del romanzo sperimentale furono comunque fissati da Émile Zola in due punti fondamentali secondo i quali lo scrittore:
- deve osservare la realtà, e non inventarla, per poi riprodurla
oggettivamente; - deve utilizzare una scrittura che risulti essere un documento
oggettivo dal quale non deve trasparire nessun intervento soggettivo
dell’autore.
I temi della narrativa naturalista
I temi preferiti della narrativa naturalista furono anti-idealistici e anti-romantici, in modo che la narrazione portasse con sé una forte carica di denuncia sociale che doveva risultare dalla descrizione scientifica ed obiettiva dei fatti.
Tra i temi principali vi erano dunque:
- la vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le
sue ipocrisie; - le passioni morbose che dovevano rasentare il limite della patologia psichiatrica, come la follia e il crimine;
- le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto
del proletariato urbano
che, con la sua miseria (prostituzione, alcolismo, delinquenza minorile)
potesse dare un chiaro esempio di patologia sociale.
Note^ rielaborazione da: Verga e il verismo. Sperimentalismo ‘formale’ e critica del progresso, a cura di Guido Baldi, Paravia, Torino, 1980, pag. 22; L’Universale, Letteratura, vol. I, pag. 703; Storia della letteratura italiana, Laterza, Roma–Bari, a cura di Carlo Salinari e C. Ricci, vol. 3°, 1989, pag. 1090
- ^ Giuseppe
Petronio, Compendio di storia della letteratura italiana,
Palumbo, Firenze, 1968, pag. 402 - ^ Letteratura
italiana, a cura di Mario Pazzaglia, vol. 3, Zanichelli, Bologna, 1986, pag. 706 - ^ op.
cit., pag. 706 - ^ Francesco
De Sanctis, Studio sopra Emilio Zola, in Saggi critici,
a cura di Luigi Russo,
Laterza, Bari, pag. 90 - ^ Émile
Zola, Il romanzo sperimentale, traduzione di Ida Zaffagnini,
Pratiche, Salerno, 1980, pagine 6-8 - ^ E. e J.
Goucourt, Le due vite di Germinia Lacerteux, Prefazione alla
prima edizione, trad. it. di Oreste Del Buono, Rizzoli, Milano, 1957, pagine 9-10, citato in Il
materiale e l’immaginario, vol. 4, a cura di Remo Ceserani e Lidia De
Federicis, Loescher, Torino, 1956