
Emile Zola Attivato dalle idee di Taine si avvicinò sempre di più alla corrente del Naturalismo. Applicò alla sue opere la sperimentazione, con metodo scientifico, fino alla osservazione della realtà sociale. Tale teoria lo avvicinò a scrittori come Guy de Maupassant e Ioris Karl Huysmans, fautori del realismo, facendone il caposcuola del Naturalismo. Venne anche in contatto con le idee del socialismo e del marxismo che approvò in larga parte anche se molti critici di quell’area politica attaccarono inizialmente i suoi romanzi, perché troppo pessimisti sul futuro rivoluzionario della classe operaia. Si avvicinò al Positivismo e in seguito si avvicinò ai testi scientifici di Darwin sulla selezione naturale e l’ereditarietà oltre a quelli di A. Comte sulla sociologia. Formulò le regole del cosiddetto romanzo sperimentale. Prese anche posizione a favore dei diritti degli animali. Le sue idee, il suo stile narrativo e le teorie sul naturalismo favoriranno anche la nascita di un nuovo movimento del realismo nella letteratura del verismo italiano nato per opera di G. Verga e L. Capuana e oggi la sua influenza è presente anche in altri della stessa corrente come Federico De Roberto e Matilde Serao. Il “Ventre di Napoli” riprende il titolo del romanzo Zoliano il “Ventre di Parigi” e, direi anche, di A. Bevilacqua, di A. Moravia e Pasolini. Intervenne con passione sull’Affaire Dreyfus in difesa dell’accusato con una lettera aperta al Presidente francese intitolato: io accuso. Pubblicata sul quotidiano “Aurore”. Questo intervento a causa delle accuse rivolte ai vertici delle Forze Armate lo costrinse a fuggire in Inghilterra per evitare il carcere. Potè rientrare solo in seguito ad una amnistia. “Io accuso” è la pietra miliare della cultura di un secolo, atto di nascita di una figura e di un ruolo intellettuale totalmente rinnovato rispetto al passato. Forse per la prima volta in Europa la carta stampata non informa ma invita all’informazione e alla partecipazione, l’intellettuale accantona le rime e i giochi letterari per la politica, per la storia, per la legge, … per la difesa della Giustizia. Zola inaugura con sicurezza la figura dell’intellettuale tipico del XX secolo, io aggiungerei che la storia lo insegna, molti intellettuali o artisti hanno fatto sempre politica. Il passaggio è breve, è sottile. Con l’Affaire Dreyfus tutti assistettero alla conclusione di una vicenda in una Francia già repubblicana e soprattutto denunciò i problemi dell’antisemitismo, a cui Zola si oppose in Francia, poi ripreso successivamente dal nazismo e dal fascismo. Ebbene in Francia l’Affaire Dreyfus venne pubblicamente dichiarato innocente nel 1935. Il periodo di denuncia fu pagato a prezzo della vita perché i tempi della giustizia furono di circa 40 anni. Nei primi scritti di Zola ci furono accenni polemici contro la religione cattolica, in particolare con il famoso romanzo “Lourdes”. Con il secondo ciclo, invece, tentò di recuperare gli aspetti genuini e umanitari del Cristianesimo unito al socialismo. Zola morì nel 1902, soffocato nel sonno, a causa di esalazioni di fumo dal camino ma i dubbi su un assassinio non furono mai fugati del tutto. Lo scrittore non si preoccupò per l’odore del fumo cercando di rassicurare la moglie che si salvò andando in bagno. Pierre Hacquin confessò, anni dopo, di aver ostruito appositamente la canna del camino insieme ad altri complici. La loro motivazione sarebbe stata politica. Membri del gruppo nazionalista che volevano vendicare l’affronto del caso Dreyfus. La morte di Zola venne archiviata come accidentale e l’ipotesi dell’omicidio, più probabile, non ha mai avuto prove certe. Le sue spoglie sono sepolte a Parigi nel Pantheon accanto alle tombe di altri due grandi scrittori francesi A. Dumas Padre e V. Hugo.
Pompei, 07.01.2014
Gabriele Nappi