LA CATALANESCA: VARIETÀ INTERESSANTE COLTIVATA IN CAMPANIA

La Catalanesca: varietà interessante coltivata in Campania

SCAGLIONE G.*, FEDERICO R.*

*Dipartimento d’Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli “Federico II”.  E-mail: scaglion@unina.it

cenni storici

La Catalanesca, nota anche con i sinonimi: “uva catalana”, “uva voccuccia”, è una varietà di vite a buccia bianca, classificabile come “vitigno a duplice attitudine”, perchè idonea sia al consumo da tavola, sia alla vinificazione.

Nel XIV secolo fu introdotta da Alfonso I d’Aragona nelle campagne di Somma, diffondendosi successivamente, in molti paesi della Campania segnatamente nell’areale vesuviano (Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Ottaviano, Ercolano, Torre del Greco) e sulle pendici del monte Somma ad un’altitudine di 150-500 m (Gaudio, 1990).

Ottenuto da uve di Catalanesca, Greco Bianco e Falanghina, il “Vesuvio bianco” era ottimo vino da pasto, all’epoca molto conosciuto,  prodotto sulle falde meridionali del Vesuvio (Comuni di : Somma Vesuviana, Ottaviano, S. Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscotrecase, Ercolano, Torre Annunziata).Il vino Vesuvio aveva colore giallo paglierino, era asciutto, aromatico, con profumo delicato, sapore neutro, grado alcolico approssimativo dell’ 11-12%, acidità totale di 5-6 g/l.

Il mosto era in passato utilizzato per ottenere lambiccati e filtrati dolci, che, oltre che per il consumo diretto, erano utilizzati per correggere vini altri vini prodotti nell’areale vesuviano.

Il lambiccato si otteneva facendo fermentare il mosto per 24-36 ore;  quando la massa era riscaldata, si svinava e si torchiavano le  vinacce;   il mosto-vino era successivamente filtrato con sacchi di fitta tela di canapa, a guisa di cappucci da monaco, nei quali, talvolta, per  aumentare il potere filtrante, si poneva della sabbia; il liquido ottenuto, limpido e privo di fecce, era quindi pronto per essere posto nelle botti  (Rossi, 1890).

caratteristiche del vitigno

La Catalanesca presenta un tralcio molto vigoroso, media resistenza alle avversità climatiche, buona agli agenti parassitari;la foglia è piccola o media (Foto 1), pentagonale, trilobata o pentalobata, con colorazione della pagina superiore del lembo verde scuro.

Il grappolo (Foto 2) è di media grandezza, conico, alato (ad ala corta), di medio-elevata compattezza;  raspo robusto; la buccia dell’acino spessa. Il numero di acini per grappolo della varietà è medio-basso;  questi si presentano di grossa dimensione e  caratterizzati da lunghezza media e da forma ellittica, con buccia di colore verde-giallo, non uniforme.

La polpa è poco succosa, consistente, di sapore erbaceo, dolce; i semi , di media lunghezza, sono  piriformi.

Foto 1 – Foglia di Catalanesca.

La Catalanesca che esprime una produzione abbastanza costante negli anni, è raramente vinificata da sola, trovando spesso impiego in vari uvaggi con vitigni autoctoni campani.

Foto 2 – Grappolo di Catalanesca.

Importanza economica

L’estrema gradevolezza dell’uva utilizzabile sia per il consumo diretto , sia per la vinificazione, ha di recente determinato un “rinnovato interesse” stante la possibilità di dotare di specifico disciplinare il vino Catalanesca che ad un primo esame sembrerebbe avere caratteristiche potenziali interessanti. Il vino prodotto dalle uve di Catalanesca (segnatamente vinificato in purezza) è  alquanto gradevole se vinificato con tecnica corretta , soprattutto se proveniente da aree vesuviane del versante sud ed a quote non inferiori ai 400 m slm.

La marcata “personalità” del vino,lo rende difficilmente confondibile con la maggior parte dei vini bianchi attualmente in commercio.

BIBLIOGRAFIA

Gaudio M., 1990 – Ercolano e il Vesuvio – Luoghi, tradizioni, vicende. Comune di   Ercolano, Assessorato ai Beni Culturali. 112 – 113.

Pasquarella C., Lauro P., Sannino S. 2000 – Catalanesca. La Grafica di L. Amelia  Nocera Inf. (Salerno).

Rossi F., 1890  – Il Lambiccato della Regione Vesuviana. L’Agricoltura Meridionale. 21.

Scaglione G. Pasquarella C., Nadal M., 2004 – Effetto della carica di gemme sulla produzione e qualità del vitigno Fiano in un’area dell’Italia meridionale. L’Enologo, N. 12 Dicembre. 99-104.